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25 luglio 2011 1 25 /07 /luglio /2011 22:29

Una dettagliata descrizione di questa figura professionale, che opera nell'ambito degli asili nido.

Lavorare al nido: probabilmente tuttora queste tre parole evocano, erroneamente, il concetto di semplice badanza, la figura dell'educatrice come "vice mamma", sua sostituta durante le ore lavorative.

Invece la relazione che si instaura tra educatrice e bambino è qualcosa di molto più complesso: si tratta infatti di una "relazione educativa", di un rapporto relazionale-educativo-formativo, caratterizzato da reciprocità, finalizzato ad una sana crescita psicologica del bambino ed alla strutturazione di una personalità sana.

Percorso che si attua attraverso vari interventi:

  • La promozione dello sviluppo fisico, cognitivo, affettivo e sociale del bambino.

  • La sensibilizzazione delle famiglie a favore dell'impegno educativo, mediante consigli e supporto emotivo.

  • L'attuazione di un progetto di "compensazione affettiva", nel caso in cui il bimbo viva uno stato di disagio in famiglia.

  • Programmazione di controlli medici e psicologici periodici, al fine di realizzare una diagnosi precoce di eventuali disturbi.

Ecco perchè l'educatrice viene definita "organizzatrice secondaria della personalità del bambino", dove gli organizzatori primari sono, ovviamente, i genitori.

Una figura che dovrà quindi garantire competenza e professionalità, date dalla combinazione di più elementi:

  • Conoscenza delle moderne teorie psico-pedagogiche dell'età evolutiva.

  • Capacità di progettazione e programmazione dell'attività educativa e didattica, mediante l'attuazione di attività ludico-creative diversificate per età e bisogni.

  • Attitudine all'osservazione, alla riflessione ed alla valutazione.

  • Sensibilità, predisposizione all'interazione e spirito empatico.

Il rapporto tra bambino ed educatrice è quindi uno scambio relazionale continuo, durante il quale l'educatrice si sofferma ad osservare i comportamenti del bimbo al fine di comprenderne le esigenze e di favorire in lui il desiderio di interazione e la curiosità esplorativa, facilitandone il processo di apprendimento e favorendo la trasformazione delle potenzialità in capacità.

Si tratta di un rapporto privilegiato, basato su una stimolazione cognitivo-affettivo-sociale continua e costante, che accompagna il bambino nel suo percorso di crescita.

 Happy mother with babykindness
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25 luglio 2011 1 25 /07 /luglio /2011 11:00

Recensione de "Gli Indifferenti" di Alberto Moravia, romanzo neorealista edito nel 1929.

A cogliere e a descrivere il degrado e lo sfacelo morale del mondo borghese fu, già nel 1929, lo scrittore italiano Alberto Moravia.

Moravia si colloca all'interno della Letteratura Neorealista, il cui obiettivo è quello di riprodurre la realtà in modo oggettivo, fornendo documenti e testimonianze realistiche.

Importante, a questo scopo, è l'utilizzo di una "lingua antiletteraria": elementare, diretta, che si rifaccia ai moduli del linguaggio parlato.

"Gli Indifferenti" è un romanzo di geniale acutezza: Moravia vi dipinge una società borghese chiusa e soffocante, in cui i valori si dissolvono e lasciano spazio all'ipocrisia ed alla menzogna.

Sesso e denaro rappresentano le due componenti fondamentali attorno a cui ruota la vita della borghesia.

L'autore guarda a tutto ciò con lucido disprezzo, senza però riuscire a scorgere alternative.

I tratti che caratterizzano il romanzo rivelano un'impostazione decisamente teatrale: pochi personaggi, prevalenza del dialogo sulla narrazione, pochi cambiamenti di scena.

La narrazione avviene in terza persona e sono presenti frequenti focalizzazioni interne ai personaggi.

L'azione si incentra su quattro figure principali.

Mariagrazia Ardengo, appartenente all'alta borghesia, vedova e madre di due figli adulti, Carla e Michele, è da anni l'amante di Leo Merumeci, un uomo ricco, cinico e amorale.

Con ipocrisia tipicamente borghese, la relazione è tenuta nascosta ai figli di Mariagrazia, che nonostante tutto ne sono però a conoscenza, provando di conseguenza disgusto per la menzogna.

Intanto Leo, invaghitosi di Carla, inizia a corteggiare la ragazza e contemporaneamente a mettere in atto un disonesto gioco di ipoteche al fine di impadronirsi della villa degli Ardengo.

Carla, insofferente di giornate scandite dal ripetersi di rituali che celano falsità e corruzione, tenta di cambiare la sua vita. Questo tentativo si risolve nell'accettare le avances di Leo e nel divenire la sua amante, invischiandosi così ancora di più nel sistema di vita che la soffocava, e rivelandosi quindi fallimentare.

Michele rappresenta il "portatore di coscienza": egli vede chiaramente la negatività di ciò che lo circonda. Tuttavia non riesce a stabilire un rapporto con la realtà, a vivere sentimenti autentici, ad agire.

Ciò lo porterà dapprima a rifugiarsi nella sua "indifferenza" ed infine ad arrendersi ad un'integrazione, adattandosi ai rituali borghesi da lui tanto ripudiati.

Christmas lootkitap okumak
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23 luglio 2011 6 23 /07 /luglio /2011 18:53

Il gioco è un' esperienza fondamentale nell'età infantile, indispensabile per il corretto e globale sviluppo psicofisico del bambino.

L'attività ludica, spesso sottovalutata in passato, costituisce oggi un punto cardine della pedagogia moderna.

Il gioco, infatti, non è mai semplicemente fine a sé stesso, ma ricopre invece un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento e di strutturazione della personalità del bambino. Le varie modalità di gioco sono legate alle sue tappe evolutive e vanno quindi modificandosi via via con l'età.

Esse sono inoltre connesse allo stato emotivo del piccolo e per questo sono da considerarsi rivelatrici del suo equilibrio psichico.

Si possono individuare le seguenti tappe di sviluppo ludico:

  • 0-1 anno

Il gioco assume una funzione esplorativa: si tratta di azioni semplici e ripetitive, finalizzate all'esplorazione, attraverso le quali il bimbo impara a conoscere sé stesso e l'ambiente circostante.

  • 2 anni

Il gioco adempie a una funzione catartica: compare il gioco "simbolico-imitativo" attraverso il quale il bambino esprime la propria personalità, il proprio vissuto, emozioni e sentimenti. Esprimendo inoltre le sue fantasie inconsce supera la frustrazione.

  • 3 anni

Attraverso l'attuazione di "giochi di ruolo" e "giochi di regole" il bambino inizia un percorso di socializzazione e scoperta degli altri e apprende concetti quali il rispetto reciproco, il riconoscimento dei propri errori, lo spirito di gruppo e l'accettazione della sconfitta.

Il gioco è inoltre il mezzo con il quale il bambino comunica e si rapporta con l'adulto, oltre che con i coetanei, vincendo l'isolamento e acquisendo sicurezza in sé e negli altri: si parla in questo caso di "relazione ludica".

L'intervento educativo dell'adulto nell'ambito del gioco, per essere mirato, non dovrà essere invasivo, non dovrà dirigere l'esperienza infantile, ma dovrà limitarsi alla predisposizione di un ambiente favorevole al gioco e all'osservazione del suo svolgimento.

Infatti soltanto lasciando il bambino libero di esprimersi e di sperimentare saranno favorite in lui l'autostima, la fiducia nell'adulto e l'autonomia.

girl treat her doll
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